
25 Mag Dimmi che motore ti piace e ti dirò che motociclista sei
L’altro giorno ero di ritorno dal mio primo giro dopo la fase di lockdown e mi sono messo a riflettere su come ogni motore abbia una sua connotazione e su come spesso un’architettura sia identificativa di un segmento. Sia chiaro, non c’è una regola scritta però secondo me il più delle volte è così.
Le moto specialistiche hanno schemi uniformati
È da qualche anno che vado in moto, ho avuto la fortuna… no, non fortuna… ho avuto la volontà di provare molti mezzi di diverse tipologie, con motori di differenti architetture e con il tempo mi sono fatto qualche idea in merito. Ci sono propulsori che meglio di altri si prestano a determinati utilizzi. Nelle corse i quattro cilindri ad esempio sono la stragrande maggioranza (salvo qualche eccezione, il Triple utilizzato in Moto2 o il mitico bicilindrico della Ducati), come nelle moto da off road il monocilindrico è il re incontrastato. Sì è vero, parliamo di utilizzi specifici, ambiti quasi estremi, però anche su strada c’è molto omologazione da questo punto di vista.
Le maxi enduro sono per lo più bicilindriche
Insomma ero in autostrada di ritorno da quel giro (piccola parentesi, tornare in sella dopo tutto quel tempo è stato davvero un toccasana per il morale) in sella alla mia Versys 650, mi facevo cullare dal suo bicilindrico che borbottava senza incertezze, e pensavo che nel panorama delle moto a guida alta la maggior parte monta un bicilindrico. Una casualità? Secondo me no, semplicemente un due cilindri si presta benissimo a moto di questa categoria, per via delle sue caratteristiche intrinseche. Non mancano certo le eccezioni, ci sono moto di questo tipo con motori a tre (io ne so qualcosa) o quattro cilindri, ma trovo che il bicilindrico si sposi alla perfezione con la natura di moto turistiche.
Avere lo stesso numero di cilindri non significa avere caratteri uguali
Poi come sempre non si può fare di tutta l’erba un fascio, mica sono tutti uguali i bicilindrici. Ci sono quelli più sportivi (KTM e Ducati su tutti) e quelli più soft (penso per esempio alla prima seria di CRF 1000 L Africa Twin), però poi si entra nel gusto personale, cioè quello che ti piace di più e quello che ti aspetti da una moto. Ma sotto sotto ci sono delle caratteristiche comuni che li fanno apprezzare per un utilizzo stradale: sono motori che spingono sin dai bassi regimi, non serve tirargli il collo per avere le “prestazioni”, hanno dei medi corposi che ti permettono una guida rilassata. Ognuno ha le sue preferenze, ci mancherebbe, ma per fare turismo un motore che gira alto non è il massimo.
Turismo: due, tre, quattro, sei… ce n’è per tutti
Sia chiaro, non ho niente contro i quattro cilindri… ci mancherebbe, ne ho uno (anche se di indole sportiva) e ne ho provati diversi. Hanno parecchie frecce al loro arco come un funzionamento quasi sempre molto regolare, un range di utilizzo molto più ampio, vibrazioni meno evidenti (anche se a volte più fastidiose). Voglio dire, hanno certamente il loro senso di esistere anche nel turismo, però non lo so… non mi convincono a pieno. Ah, ovviamente non mi sono dimenticato, e come potrei, che ci sono anche tre cilindri. Per certi versi uniscono il meglio dei due mondi, per alcuni lo si può considerare un pregio, altri lo vedono come un difetto o peggio come una mancanza di carattere. Se vogliamo dirla tutta ci sono pure i sei cilindri, che al momento equipaggiano moto da viaggi in business class… Ma va beh, sto andando fuori tema, magari tratterò questo discorso un’altra volta.
Quattro cilindri, motore per gli sportivi
Quindi releghiamo i quattro cilindri ad un uso solo pistaiolo? Certo che no. Ma a mio modo di vedere questa architettura si presta meglio ad un utilizzo sportivo, poi che sia in pista o su strada lo lascio decidere a voi, l’importante è che rispettiate le regole, la sicurezza prima di tutto. Voglio dire, non è un caso se la maggior parte delle supersportive è quattro cilindri, perfino Ducati che ha fatto del V2 la sua bandiera oggi ha sulla sportiva di punta un V4. Ma è normale, in fin dei conti sono motori che esprimono tutto il loro potenziale nella parte alta del contagiri, regimi che obiettivamente su strada, e a maggior ragione nel turismo, si vedono poco. Non pensate?
Se parliamo di off specialistico la scelta è obbligata
Ed è lo stesso ragionamento per cui nel fuoristrada impegnativo, quello vero, i motori sono tutti monocilindrici. In quel contesto hai bisogno di tutto e subito, devi avere un motore prontissimo fin dal primo richiamo del gas, oltre al fatto non trascurabile che i monocilindrici sono più leggeri e meno ingombranti dei fratelli plurifrazionati. Vi anticipo, se state pensando alla Dakar e a quando i bicilindrici dominavano vi blocco subito, quella era una gara pazza e troppo particolare per prenderla come riferimento; ad ogni modo, agli albori erano monocilindriche e anche oggi lo sono.
Il mondo è bello perché è vario, non dobbiamo per forza omologarci
Tirando le somme vi giuro che sono davvero curioso di sapere anche la vostra opinione in merito. In definitiva, l’avrete ormai capito, da questo punto di vista sono abbastanza classista e anche se, quando si parla di moto, non disdegno mai niente trovo che ogni motore abbia una sua precisa collocazione. Non voglio sembrare ripetitivo ma lo ribadisco: non sto dicendo che non apprezzo il fuori tema, dico solo che il più delle volte trovo certe architetture più a fuoco su alcuni generi piuttosto che su altri. Tanto per raccontarvi un po’ di fattacci miei, in questi giorni mi è balenata l’idea di prendere una monocilindrica per fare del turismo… turismo avventuroso, condito da parecchio off, ma pur sempre di turismo si tratta.
Dai, sotto con i commenti, voglio sapere che genere di moto avete e che architettura monta!
Marco Marin
Posted at 23:17h, 31 MaggioCiao! Mi fa piacere che sei d’accordo con il mio pensiero 😉