AD Boivin Snow Hawk Prova

Quella volta che ho guidato una 500 2T nella neve

Utile come il casco di un kamikaze e pericolosa come il tritolo che si è legato addosso, questa 500 due tempi mi ha fatto sentire come il ragazzo più fortunato al mondo. Ecco la mia esperienza del tutto casuale con la AD Bovin Snow Hawk

Inverno 2017, in Redazione ci accordiamo con Subaru per un progetto che racconti la trazione integrale del marchio in condizioni estreme. Abbiamo XV e Forester, ma anche una Subaru WRX STi. Il giorno delle riprese ho 38 di febbre, ma stanno arrivando i piloti della Driving School dalla Versilia e non possiamo rimandare.

L’appuntamento è a Folgaria, così prendiamo la strada del Costo. Con me ho Pietro, esperto vero di fuoristrada che da un paio d’ore sta tentando di somministrarmi l’antidoto ai dolori, un miscuglio di grappa e miele. Ad ogni modo, oltre ad essere maestro nel gestire le auto in situazioni di bassa aderenza è lui ad avere i contatti per la location delle riprese. Pietro chiuderà la giornata lanciandosi a 90Km/h con la XV in prova su di una pista da sci.

Durante il tragitto comincia a raccontarmi che il gestore della baita scelta per le riprese ha un 500 2 tempi d’importazione, roba canadese, una moto vera con uno sci imbullonato all’anteriore ed un cingolo al posteriore: una sorta di ibrido tra cross e motoslitta. Ma sono tutte stronzate. La sua descrizione del mezzo è insensata, addirittura chimerica.

Moto da Neve

Sembra di sentire una storia da un bimbo d’età prescolare o, se preferite, quella del cugino con la PlayStation 5 in garage. Questo e quello, poi quell’altro, vedrai che se non gli fai girare i coglioni te la fa guidare. Ma non mi prendi per il culo solo perché non ho ancora trent’anni, mi dico.

Ovviamente Pietro, che ha due grandi passioni di cui una (la seconda) è il fuoristrada, è un uomo che vive nella concretezza. Non racconta mai storie, ma questo l’ho imparato solo più avanti.

Il Big Foot del motociclismo

Di certo ho cominciato a pensarlo quando, a fine giornata, il suo amico porta fuori la AD Bovin 500 Snow Hawk. Fortunatamente esistono delle foto, altrimenti ora sarei io quello col cugino fortunato. La moto si chiama Hawk, falco: effettivamente il muso ricorda il becco di un rapace, mentre la silhouette si allarga in un’ampia carena volta a proteggere il motore per poi terminare con una coda da motocross. È veramente alta, grossa, imponente. Pesa 170Kg, forse meno di una moto sportiva ma decisamente di più delle buste della spesa a cui sono abituato.

Si accende a strappo, come un cazzo di tagliaerba. Ed in quel momento comincio a provare un miscuglio tra eccitazione e paura. È un momento speciale, credo simile ai minuti che precedono una gara per i piloti professionisti.

Il motore è un Rotax alimentato da due carburatori da 34, è un due tempi e quindi si deve scaldare. L’uomo del monte, della baita insomma, sale in sella e parte sgasando con una maschera da sci a coprirgli gli occhi ed il cappuccio della felpa in testa. La neve salta dietro al cingolato come i pop-corn sulla padella mentre il motore urla rabbioso. Lui, piuttosto compiaciuto, inizia a lanciarsi in folli acrobazie. Sono salti di diversi metri, roba da far sponsorizzare a RedBull. Finito il rodeo torna, mi guarda, mi lascia la moto e mi invita a salirci.

In sella al “falco delle nevi”

Tocca a me. Questa 500 sta sù da sola. Il manubrio è largo, da cross, ed al posto di frizione e marce c’è il variatore come negli scooter. L’acceleratore invece è come te lo aspetti, c’è la manopola del gas a filo, niente pulsante come nei quad o nelle motoslitte. Tutto sommato è quasi comoda.

Ad Boivin Test RIde 2020

Spoiler? notare la fiancata piena di neve

Quindi parto immediatamente e lo faccio con una manata di gas: il muso si alza come fosse una moto d’acqua, il motore è prontissimo, sono 60CV che sembrano almeno il doppio. Ma che mi frega, io ho guidato una R1M a Misano, qui non c’è pericolo. In un attimo mi trovo sopra ad un metro di neve fresca, dove i trasferimenti di carico diventano davvero evidenti e più dai gas e più viaggia impettita mentre volano fiotti di neve ovunque. Fighissimo.

Provo a fare una curva e cado rovinosamente. Avrebbero potuto spiegarmelo anche un paio di volte in più, ma lo avrei fatto lo stesso: il punto è che se chiudi il gas cadi. Cadi subito. Il cingolato si blocca, non decelera, così tu provi ad impostare una curva e ti ritrovi con la faccia nella neve. Però non fa male, e nonostante il freddo è quasi divertente.

Rialzarla invece è difficile. La moto è pesante, nella neve manca l’appoggio e una volta recuperata risalire in sella non è molto intuitivo. Riprovo, prendo velocità, che figo, curva, cado.

Al quarto tentativo sento che il fisico non regge. Ho il fiato spezzato, sto sudando, vorrei quasi vomitare. Sembra di essere nel bosco con la moto da enduro, quando non ti riesce nulla e hai finito le imprecazioni. Tanta, tantissima fatica, ed il non essere capace che rimane il non essere capace. A qualche metro di distanza c’è Pietro con l’uomo del monte: un po’ mi prendono per il culo, un po’ mi incoraggiano a riprovare. Così riprovo. Comincio a prendere le curve accelerando, la moto sembra stabile, non cado.

È una figata.

Ed è in curva che c’è il vero divertimento. La Snow Hawk prende una spinta pazzesca, si appoggia sulla neve virando come fosse una tavola, puoi piegare, c’è tanta aderenza. Sono così carico che riesco anche a fare qualche piccolo salto. Tra il dove vado ed il dove vorrei andare rimane la complicazione di un raggio di sterzata davvero ampio per me che, arrivato a questo punto, non voglio più cadere. Così imposto traiettorie larghissime per tenere una buona velocità di percorrenza, ed è davvero uno spettacolo.

A fine giornata mi sento come uno che è stato in lavatrice, una di quelle a gettoni. Pietro e socio mi raccontano che l’intenzione è quella di vendere questa moto per prendere la versione da 600cc e 110CV.

Sappiate che in caso aspetto l’invito.

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